Wednesday, July 12, 2006

La struttura compositiva de "La vita, istruzioni per l'uso"

La struttura compositiva dell'opera di georges perec - che è nota da tempo, e che fu illustrata anche dall'autore - disvela la maggior parte degli interrogativi sul testo, anche se in un modo forse un poco deludente, per chi non conosceva tale struttura.

La vita, istruzioni per l'uso è un romanzo oulipiano. contiene tutti gli esperimenti e gli intenti di perec e degli altri 'seguaci' della letteratura potenziale. Perec lo concepisce e lo realizza come opera 'universale', il cui atlante e centro è il palazzo all'1 di rue Simon-Crubellier, visto il giorno 23 giugno 1975, verso le 20. Anzi, Perec usa una sezione, uno spaccato di questo palazzo di 9 piani più le cantine, e lo immagina diviso in dieci colonne verticali. In pratica una scacchiera 10x10 è lo schema in verticale del palazzo; ed ogni capitolo del libro descrive uno dei 100 luoghi del palazzo corrispondenti alle 100 caselle (anzi, i capitoli sono 99, dato che la cantina in basso a sinistra viene saltata(*)).

prima questione: in che ordine descrivere i luoghi del palazzo (e le storie da essi generate)? perec sceglie un criterio matematico per avere un ordine né casuale né troppo elementare e visibile (un imperativo tipicamente oulipiano): prende una delle soluzioni del noto problema enigmistico-scacchistico di percorrere una scacchiera, tutte le case, senza passare due volte su alcuna, con il cavallo degli scacchi, e la applica alla sua scacchiera 10x10. i 100 movimenti di questo cavallo danno l'ordine dei capitoli di LVIPLU attraverso il palazzo. Parte dalle scale e finisce nelle stanze di Bartlebooth. (ogni volta che il cavallo tocca i quattro bordi della scacchiera finisce una parte del libro, che è diviso così in 6 parti)

Cosa ci va dentro questi 100-meno-1 luoghi?
Perec stila un elenco di 21 coppie di categorie (posizione-attività, citazione1-citazione2, numero-ruolo, terzosettore-movente, muri-pavimenti, epoca-luogo, stile-arredi, lunghezza-diversi, età&sesso-animali, vestiti-tessuti(tipo), tessuti(materiali)-colori, accessori-bijoux, letture-musiche, quadri-libri, bevande-alimenti, piccoliarredi-giochi&giocattoli, sentimenti-pitture, superfici-volumi, fiori-soprammobili, manque-faux, coppie 1 e 2). per ognuna di queste 42 categorie perec sceglie 10 elementi, ottenendo così 420 elementi che saranno presenti, in qualche modo, nei capitoli del libro.

alcune delle categorie sono particolarmente 'forti'. i ressort, per esempio, danno spesso l'impronta ai capitoli dove sono presenti; la categoria 3°settore indica poi uno stile di scrittura 'tecnica' (per es., ricette di cucina,
terminologia bibliografica, manuali tecnici, programmi etc.). una categoria, 'lunghezza', impone il numero di cartelle relative a quel capitolo. vi sono poi due meta-categorie: manque e faux: sono due regole che impongono, quando presenti, di variare rispetto alle altre categorie; una specie di jolly.
in pratica, dividendo le 40 categorie (tutte eccetto manque et faux, appunto) in gruppi di 4 si hanno 10 gruppi di categorie che sono gli elementi a cui si applicano le regole manque e faux (manqu permette di non rispettare la presenza di una delle categorie, faux permette di cambiare l'elemento della categoria).

perec vuole che in ognuno dei 99 capitoli del suo romanzo sia presente un elemento di ciascuna delle 42 categorie. deve quindi distribuire questi 420 elementi sulla sua scacchiera. e vuole farlo, ovviamente, in modo né casuale né ordinato.

per far ciò crea, per ogni coppia di categorie (sono a coppie, appunto), una matrice 10x10 composta dagli accoppiamenti dei 10 elementi di ciascuna delle due categorie. ottiene così 21 matrici 10x10.
sovrapponendo queste matrici alla scacchiera (anzi, dato che la scacchiera è lo spaccato verticale del palazzo, si ha un'immagine più evidente se si pensa di accostarle in verticale come libri su uno scaffale) si ottiene che ad ogni casella della scacchiera (che è un luogo fisico nel palazzo) corrispondono 21 coppie di elementi, cioè 42 elementi. (in questo modo, tra l'altro, il palazzo riacquista in un certo qual modo la sua profondità -impressione mia ;-))

prima di far questo però perec dà un'altra rimescolata-non-casuale: non vuole che le matrici siano tutte uguali; non vuole che in ciascuna l'elemento (1,1) sia (a,A) (dove a e A sono elementi delle due categorie della coppia). allora realizza 21 permutazioni diverse della matrice base 10x10, in modo che sia rispettata la regola di non avere elementi ripetuti in alcuna riga o colonna. Il criterio per effettuare le permutazioni viene mutuato dalla struttura della "quenina", che è una regola di ricorsività delle rime creata da queneau guardando le rime delle sestine del trovadore Arnaut Daniel. è una regola algoritmica semplice (non sto a spiegare, è lungo anche se è semplice).
insomma, in questo modo Perec ottiene queste 21 matrici 10x10 che gli permettono di distribuire 42 elementi in ciascuno dei suoi 100meno1 capitoli.

A questo punto Perec ha 99 elenchi, uno per capitolo, che chiama i suoi "cahier des charges".
Da questi 99 fogli nasce La vita, istruzioni per l'uso. Naturalmente molte delle storie erano state ideate o trascritte da perec in precedenza. La vicenda di Bartlebooth l'aveva ideata nel 1969, per es., risolvendo un puzzle su una veduta del porto di La Rochelle. Ma molte altre storie, situazioni, personaggi, nascono da combinazioni enigmistiche o oulipiane evocate dagli elenchi. Nascono proprio meditando sugli elenchi (e, via via, sull'insieme della costruzione romanzesca che si va edificando un capitolo dopo l'altro). Molti degli spunti dati dagli elementi non sono identificabili dentro i capitoli; altri sono ben evidenti.
Ma è proprio l'idea di ciò che può essere evocato da una lista che sta a monte dell'idea compositiva de LVIPLU: una lista come un puzzle da comporre/creare, fatta di elementi reali e regole arbitrarie: un'idea fortissimamente perecchiana.

Una nota specifica riguardo ai capitoli 3, 29 e 93, particolarmente misteriosi per la vaghezza dei fatti e delle persone che vi soggiornano: il relativo cahier des charges contiene vari indizi del "significato" di questi tre capitoli che parlano dell'appartamento Foureau; ma l'indizio più forte è la presenza dei ressort "resoudre une enigme" e "creer" (il terzo manca, faux). Le citazioni relative a questi capitoli forse danno altre indicazioni, ma non ne conosco le fonti e non ho voglia di andarle a ripescare, al momento.
ma il capitolo 3 è quello in cui il ressort "resoudre une enigme" marca di più la storia. ed è la ragione del mistero di questo appartamento vuoto dal locatario irreperibile, a mio parere.

(*) doveva essere il capitolo 66 a parlare della cantina in basso a sinistra, accanto a quelle di Bartlebooth. ma, come accade alla serie dei puzzle di bartlebooth, uno dei pezzi non va al suo posto

nota: le informazioni e le immagini sono tratte da Cahier des charges de La vie mode d'emploi, Cnrs Editions - Zulma, Paris 1993

da La vie mode d'emploi:
"(...)Bartlebooth, in altre parole, decise un giorno di organizzare tutta la sua vita intorno a un progetto unico la cui necessità arbitraria non avrebbe avuto uno scopo diverso da sé.
"L'idea gli venne quando aveva vent'anni. Fu sulle prime un'idea vaga, una domanda che si poneva: cosa fare?, una risposta che si abbozzava: niente. Il denaro, il potere, l'arte, le donne non interessavano Bartlebooth. Come neanche la scienza, né il gioco. Tutt'al più le cravatte e i cavalli o, se preferite, imprecisa ma palpitante sotto queste futili apparenze (anche se migliaia di persone ordinano efficacemente la loro vita intorno alle cravatte e in numero ancora maggiore intorno ai cavalli della domenica), una certa idea di perfezione.

"Che si sviluppò nei mesi, negli anni a seguire, articolandosi intorno a tre principi direttivi: "Il primo fu di ordine morale: non si sarebbe trattato di un'impresa o di un record, né di una cima da scalare o di un abisso marino da raggiungere. Quello che Bartlebooth avrebbe fatto non sarebbe stato spettacolare né eroico;
sarebbe stato semplicemente, discretamente, un progetto, difficile certo, ma non irrealizzabile, controllato da cima a fondo e che, in compenso, avrebbe dominato, in ogni suo particolare, la vita di colui che vi si sarebbe dedicato.

"Il secondo fu di ordine logico: senza alcun ricorso al caso, l'iniziativa avrebbe fatto funzionare tempo e spazio come coordinate astratte in cui si sarebbero iscritti con una ricorrenza ineluttabile degli avvenimenti identici
inesorabilmente prodotti da una certa data, in un certo luogo.
"Il terzo, infine, fu di ordine estestico: inutile, essendo proprio la gratuità l'unica garanzia del rigore, il progetto si sarebbe distrutto da solo nel corso stesso del suo divenire; la sua perfezione sarebbe stata circolare: una successione di avvenimenti che, concatenandosi, si sarebbe annullata: partito da zero, Bartlebooth allo zero sarebbe tornato, attraverso trasformazioni precise di oggetti finiti.

"Così si organizzò in un concreto programma che possiamo in succinto enunciare così:
"Per dieci anni, dal 1925 al 1935, Bartlebooth si sarebbe iniziato all'arte dell'acquerello.
"Per vent'anni, dal 1935 al 1955, avrebbe viaggiato in lungo e in largo, dipingendo, in ragione di un acquerello ogni quindici giorni, cinquecento marine dello stesso formato (65x50, o 50x64 standard) raffiguranti porti di
mare. Appena finita, ciascuna di quelle amrine sarebbe stata spedita a un artigiano specializzato (Gaspard Winckler) che incollandola su un foglio di legno sottile l'avrebbe tagliata in un puzzle di settecentocinquanta pezzi.
"Per vent'anni, dal 1955 al 1975, Bartlebooth, tornato in Francia, avrebbe ricomposto, nell'ordine, i puzzle così preparati, in ragione, di nuovo, di un puzzle ogni quindici giorni. Via via che i puzzle sarebbero stati ricostruiti, le marine sarebbero state ristrutturate in modo da poterle scollare dal loro
supporto, trasportate nel luogo stesso in cui - vent'anni prima - erano state dipinte, e immerse in una soluzione solvente da cui non sarebbe riemerso che il foglio di carta Whatman, vergine e intatto.

"Così, non sarebbe rimasta traccia alcuna di quella operazione che, per cinquant'anni, aveva completamente mobilitato il suo autore. (...)"

Queste pagine di "La vita, istruzioni per l'uso" descrivono l'esile vicenda attorno alla quale Perec costruisce il vasto universo fatto di centinaia di altre storie e personaggi migliaia di oggetti, descritto anatomicamente e
tuttavia con straordinaria intensità poetica.

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