Wednesday, July 12, 2006

La letteratura secondo Franchini

Antonio Franchini, Quando vi ucciderete, maestro? Marsilio

Romanzo, saggio, biografia? Le tre cose assieme. Questo che è il terzo
libro di Franchini è ad un tempo un saggio sulla letteratura, un insieme di storie a aneddoti su personaggi che escono dal mondo delle arti marziali, e anche un po' di autoracconto sulla formazione, sportiva e letteraria, dell'autore (di cui mi accingo uora uora a leggere pure l'ultimo lavoro, "Gladiatori").

Ma il nocciolo vero di questo libro è l'idea che Franchini ha della letteratura e di come essa abbia a che fare (debba avere a che fare) con la vita. Tutto ciò è detto tracciando un intenso parallelo tra la letteratura e le arti marziali (non c'è niente da ridere, OK?).

Il risultato è notevole, sia per originalità che per acume; anche molto godibile, dato che Franchini dice ciò che ha da dire attraverso l'aneddotica e le osservazioni en passant - e ovviamente con la sua eccezionale capacità di raccontare.
Però è condivisibile solo in parte, questo risultato - e cioè l'idea che AF ha della letteratura.
Questa idea, il Franchini scrittore-guerrieroperfinta, la fa trapelare poco
a poco qua e là, senza dirla esplicita, pane al pane, Enervit all'Enervit e diet-coke alla diet-coke.
Però ad un certo punto mette lì due emblemi di modi opposti (dice lui) di
intendere la letteratura: il Manganelli di "La Letteratura come menzogna" e
il Michel Leiris di "La letteratura considerata come tauromachia": da una
parte l'esaltazione, contrita e funambolica, della finzione (stilistica ma
non solo), dall'altra il proclama dell'autobiografismo più schietto e sincero e diretto.
Tra i due 'campioni', Franchini parteggia decisamente per Leiris (senza dirlo expliciter), ma lo fa liquidando con un po' di superficialità il grandioso barocchismo stilistico di scrittori come appunto Manganelli.
D'altra parte, tra le molte osservazioni acutissime di questo libro c'è anche quella in cui si nota come tanto il racconto narrativo quanto il combattimento in palestra siano in effetti la simulazione di qualcheccos'altro, e di come i relativi praticanti ne abbiano in fondo la consapevolezza: osservazione che dà senso alla scelta fatta da Franchini di parlare di arti marziali, letteratura e aneddotica personale tutto in una volta, ma dalla quale avrebbe potuto svilupparsi facilmente una valutazione diversa di scritture come "La letteratura come menzogna".
Franchini, tacitamente, evita di approfondire, e racconta di tanti
personaggi da palestra, di tanta letteratura giapponese, di libri sulla boxe
e di diari di guerra: la sua dichiarazione di intenti, in fondo, sta in
questo raccontare le cose, le persone, i fatti.

Marsilio 1996, 167 pagg.x20.000lire.

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