Wednesday, July 18, 2007

Mura, "Giallo su giallo"

Ho notato che gli autori degli ultimi tre libri che ho letto si somigliano. Cioè, non è che si somiglino davvero; però in qualche modo si somigliano.
Intanto Gianni Mura, Giampaolo Dossena e Gianni Clerici sono tutti e tre over 60 - anzi, gli ultimi due sono over 75. Chiaro, io invecchio e l'età dei miei numi di pari passo s'allontana. Parecchi sono persino morti.


Ma qua vorrei scrivere del libro di Mura, "Giallo su giallo"; la sinossi dei tre Gianni la farò un'altra volta. Son convinto comunque che loro andrebbero molto d'accordo, in un ipotetico cenacolo.

Gianni Mura, dicevo. Chi legge La Repubblica lo conosce; forse lo apprezza. Sicuramente conosce la sua rubrica settimanale, "Sette giorni di cattivi pensieri": un corsivo che commenta i fatti salienti della settimana; soprattutto fatti sportivi (Mura scrive di sport), ma con frequenti e ampie incursioni nella politica, l'enologia, l'enigmistica, la cronaca. commenti molto divertenti e spesso molto amari; quasi sempre condivisibili - almeno per me.

Del resto è per questo che ho comprato e letto il suo "Giallo su giallo", nonostante si presenti come un giallo (ma va'!?). Mi è anche piaciuto, benché non sia in effetti un giallo in senso classico. (Spiegazione dell'apparente contraddizione: io non leggo i gialli, però mi piacciono.)

Intanto il protagonista è l'autore medesimo, Gianni Mura, gornalista inviato al Tour de France 2005 (il secondo giallo del titolo). Quando mai s'è visto un giallo autobiografico, seppure con trama di fantasia? Invece qua i fatti avvengono proprio al Tour e a Gianni Mura che ancora una volta lo segue da inviato, da suiveur. In effetti il romanzo si svolge tra giornalisti, corridori, organizzatori. Mura segue il Tour dal '67, quell'ambiente lo conosce benino. Ricordi, digressioni, zingarate e gossip riguardo al Tour, ai suoi personaggi, al suo mondo costituiscono in effetti la parte maggiore (e migliore) di questo libro. Perché Gianni Mura non conosce bene solo il Tour, ma anche la Francia, la sua cultura, i suoi paesi e villaggi, gli chansonnier e i poeti; e poi i suoi vini e i suoi cibi. Del resto Mura - che è della scuola di Gianni Brera - tiene persino, con la moglie, una rubrica gastronomica sul Venerdì.

Dunque per ogni tappa c'è un ristorante, una specialità, un vino, un distillato, un paesaggio. Del resto fare il giornalista (lo disse Barzini, mi pare) è sempre meglio che lavorare.

Ma soprattutto ad ogni tappa l'inviato della Repubblica deve mandare il suo pezzo. E Mura li mette tutti, i suoi articoli dal Tour, nel romanzo. Articoli immaginari, chiaramente. Perché in "Giallo su giallo" ci sono personaggi immaginari, personaggi reali con nome e cognome reale, e personaggi col nome cambiato però riconoscibili. Il gioco di riconoscere se c'è qualcuno dietro ad ogni nome, e chi è, è un'altra godibile peculiarità del giallo. Facile capire che dietro a Bill Sheldon, americano che si appresta a vincere il 7° Tour dopo aver sconfitto il cancro, c'è Lance Armstrong; che dietro al kazako Kapetanov c'è Vinokourov (oggi 21° dopo 9 tappe del Tour 2007); che dietro al danese Jorgensen, detto "il pollo" per via delle gambe esili, c'è l'attuale maglia gialla, Rasmussen; che dietro all'italiano Valli c'è Basso, attualmente squalificato per doping.
Sì perché ho letto questo libro proprio durante il Tour de France in corso, seguìto da Gianni Mura per La Repubblica. Per qualche giorno ho letto gli articoli immaginari di Mura sul Tour 2005 e gli articoli reali di Mura sul Tour 2007. Non fosse che Armstrong s'è ritirato l'anno scorso, avrei potuto facilmente confondere le due cronache.

Questo post è già superlungo. Aggiungo solo che questa lettura mi ha fatto capire una cosa che sapevo già (succede): che quella prosa lì, quella giornalistica, asciutta e fatta di periodi brevi e densi, ha una potenzialità letteraria enorme e capace di passare dalla ludolinguistica alla cronaca senza cesure e senza retorica. Lo sapevo già e ora lo so.

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